Il suggestivo aforisma, ricorda il Supremo Collegio, è canonizzato dal legislatore al secondo comma dell’art. 192 c.p.p., secondo il quale l’esistenza di un fatto non può essere desunta da indizi a meno che questi siano gravi, precisi e concordanti.
La Seconda Corte di Assise di Appello di Milano, chiamata a pronunciarsi sulla sentenza assolutoria pronunciata in prime cure nell’ambito del processo a tutti noto come “l’omicidio di Garlasco”, ha esaurientemente affrontato il tema della valutazione della prova con motiviazioni di notevole spessore giuridico che si invitano a leggere per esteso.
(Corte di Assise di Appello di Milano, Sez. II, sentenza 6 dicembre 2011 – 5 marzo 2012, in proc. 49/2010)
Omicidio di Garlasco: più zeri non fanno un’unità
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